Come può un robot giapponese diventare un simbolo della fabbrica moderna? Stefano Romanò, CEO di Tor.Met, utilizza spesso l’immagine di Mazinga Z, iconico eroe degli anni ‘70, per spiegare alle nuove generazioni cosa significa Industry 4.0.
Nella famosa serie animata, Mazinga era un robot avanzatissimo, capace di risolvere ogni problema e affrontare ogni avversità grazie a una combinazione di abilità e risorse all’avanguardia.
Ma nulla di tutto questo sarebbe stato possibile senza Ryo Kabuto, l’umano che governava Mazinga Z e ne sfruttava tutte le potenzialità. Ryo Kabuto era la mente dietro la macchina, la componente umana che dava vita e senso alla tecnologia, rendendola efficace e funzionale.
Allo stesso modo, spiega Romanò, la tecnologia moderna, per quanto potente e innovativa, ha bisogno di menti umane per essere davvero efficace. La fabbrica del futuro è fatta di macchine intelligenti, sì, ma anche – e soprattutto – di persone capaci di guidarle.
Abbiamo accesso a una tecnologia sempre più avanzata – dai sistemi di controllo automatizzati alla raccolta di dati in tempo reale – ma tutto sarebbe fermo senza la supervisione e le capacità delle persone. L’evoluzione del concetto di “operaio” e del lavoro stesso è evidente, ma l’essere umano rimane imprescindibile per dare valore e senso alle macchine.
La crescita del 30% del personale registrata negli ultimi cinque anni da Tor.Met testimonia proprio questo: è la sinergia tra tecnologia e capitale umano a fare la differenza e a permettere a un’azienda di innovare e prosperare nell’era dell’Industry 4.0.
D’altronde, lo diceva anche la sigla del mitico Ufo Robot, altro personaggio dell’epoca…
È un miracolo di elettronica
Ma un cuore umano ha…